Ricevo dalla mailing list di Electronic Frontier Foundation notizia dell’ennesima bella trovata del Parlamento americano in materia di copyright:

We’re surrounded by free factual information, but there’s a bill in Congress that would lock it all up. The Database and Collections of Information Misappropriation Act (DCIMA, H.R. 3261) extends extremely broad copyright-like protections to collections of factual data – data like the price of a TV, the temperature in Arizona or infomation collected during scientific research. DCIMA would allow companies to sue anyone who interferes with their ability to profit from data that they collect. In other words, academic researchers, public libraries, Internet innovators and other database users would have to pay up if someone else claimed to have assembled the data first. This is not only unecessary, it’s bad policy.

Come noto, la tutela accordata dalle leggi sul diritto d’autore riguarda quelle opere frutto di un lavoro intellettuale che presentino un determinato grado di originalità e creatività. Anche un’opera collettiva, costituita cioè da una raccolta di opere tra loro indipendenti (antologia), può essere protetta, così come un’opera compilativa quale una raccolta ragionata di dati; purché il lavoro di ricerca, selezione e organizzazione del materiale costituisca di per sé un’attivita creativa: ciò che è tutelato in questo caso non è il contenuto, ma il sistema logico – strutturale secondo il quale è organizzato.

Non è previsto il diritto d’autore per un mero elenco di fatti, eventi o dati per la cui compilazione non è richiesta alcuna attività di carattere intellettuale e creativo: elenchi telefonici, palinsesti radiotelevisivi, cataloghi commerciali che non contemplino analisi comparative tra diversi prodotti. Per consentire all’industria di lucrare anche su queste cose, l’Unione Europea già nella direttiva sulla tutela delle banche dati del 1996 si era inventata il “diritto sui generis“, che indipendentemente dalla sussistenza dei requisiti richiesti per la tutela autorale accorda il diritto esclusivo di vietare o limitare l’estrazione e il riuso di dati presenti nel database, a condizione che il conseguimento, la verifica e la presentazione di tale contenuto attestino un investimento rilevante sotto il profilo qualitativo o quantitativo. La valutazione della rilevanza dell’investimento è ovviamente discrezionale, col risultato che, ad esempio, le Poste italiane possono vantare diritti esclusivi su una banalità come l’elenco dei codici di avviamento postale.

La proposta all’esame del Congresso degli Stati Uniti va ancora oltre, estendendo la protezione a qualsiasi aggregazione di dati e formulando in modo ancora più ambiguo e discrezionale il vincolo della rilevanza dell’investimento e le garanzie sull’accesso libero ai dati per scopi scientifici. EFF invita a comunicare il proprio dissenso ai membri del Congresso, evidenziando i pericoli che questa legge rappresenta per la ricerca, la pubblica informazione e la libera concorrenza (anche l’estrazione dei dati da cataloghi commerciali allo scopo di confrontare i prezzi costituisce una violazione). Simili argomentazioni sono proposte da Public Knowledge.

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