Flavia Amabile, su Specchio de La Stampa di questa settimana ha pubblicato uno dei rari articoli nei quali la figura dell’hacker viene descritta nel suo vero significato. Peccato rovini tutto con un paio di bestialità (Linus? Usenet un sistema operativo? Bah.)

Ultima tappa, ancora Milano: un grande capannone ingombro di computer, il regno degli hackers. E se ora vi starete chiedendo che cosa ci facciano i teppisti delle rete fra i moderni san Francesco è soltanto perché, come tutti, siamo vittime di una confusione. I veri hackers sono i creatori di Internet, la patria delle informazioni diffuse e gratuite. Sono i padri di Usenet e Linus (sic), i sistemi operativi opposti a Microsoft. Esperti di informatica che usano il sapere come un’utopia: per la libertà, la condivisione degli strumenti.

Fra gli addetti ai lavori i sabotatori di e-mail e sistemi informatici sono chiamati crackers, e sono paragonabili ai veri hackers come uno scassinatore di automobili a un ingegnere meccanico.
A MIlano, gli hackers, quelli veri, si vedono al centro sociale Deposito Bulk. Studiano per trovare alternative alla società dei consumi. Per creare, non per distruggere, precisa Inghilleri, inseguendo anche loro lo stesso sogno: la buona vita.

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