IPRED: una direttiva passata sotto silenzio
Il Parlamento Europeo si appresta ad approvare una nuova mostruosità giuridica: la controversa Direttiva per l’Imposizione dei Diritti di Proprietà Intellettuale (IPRED).
Questa direttiva irrigidisce ulteriormente la già restrittiva European Union Copyright Directive, da un lato equiparando l’illecito inintenzionale senza fini di lucro alla contraffazione su larga scala, dall’altro autorizzando i detentori dei diritti di “Proprietà Intellettuale” (espressione già di per se scorretta e fuorviante) a mettere in atto pratiche palesemente incostituzionali, quali perquisizioni in domicili privati da parte di agenti di polizia privata ed il sequestro delle proprietà dei sospetti di illeciti, senza la necessità di un mandato giudiziario.
Oggi, 8 marzo, si terrà a Strasburgo, di fronte alla sede del Parlemento Europeo, una manifestazione indetta da una coalizione internazionale di gruppi per i diritti dei consumatori e per le libertà civili (CODE). Inoltre, l’Onorevole Marco Cappato ha presentato cinque emendamenti che si propongono di limitarne il campo d’azione alle sole violazioni su scala commerciale e, soprattutto, di garantire i più elementari diritti civili, con particolare riferimento alla tutela della riservatezza ed alle garanzie processuali.
Scrivete subito ai Parlamentari Europei eletti nella vostra circoscrizione chiedendogli di sostenere gli emendamenti Cappato. E` estremamente importante.
Update: la direttiva, come ci si poteva aspettare, è stata approvata senza gli emendamenti. Simone Piunno ha pubblicato qui le posizioni espresse dagli europarlamentari italiani. A giugno si andrà a votare, tenete a mente i nomi.
Qui di seguito i comunicati stampa di IP Justice e di Free Software Foundation Europe.
Comunicato Stampa IP Justice ~ 2 Marzo 2004
Una Coalizione Esorta a Respingere la Controversa Direttiva Europea
sulla Proprietà Intellettuale
Una coalizazione internazionale di gruppi per i diritti dei
consumatori e per le libertà civili stanno organizzando una
manifestazione e una conferenza stampa per opporsi alla controversa
Direttiva dell'Unione Europea per l'Imposizione dei Diritti di
Proprietà Intelettuale (European Union Intellectual Property Rights
Enforcement Directive, IPRED) alla vigilia del voto finale in seno al
Parlamento Europeo.
L'incontro è fissato a Strasburgo (Francia) per l'8 Marzo; un'ampia
coalizione esorterà i parlamentari europei a respingere la controversa
direttiva, perché colpisce eccessivamente gli utenti e i consumatori
per violazioni minime e non commesse a scopo di lucro.
I membri della Campagna per un Ambiente Digitale Aperto (Campaign for
an Open Digital Environment, CODE) tra cui IP Justice, European
Digital Rights (EDRi), Foundation for Information Policy Research
(FIPR), Foundation for a Free Information Infrastructure (FFII) si
uniranno alla manifestazione contro l'IPRED.
I consumatori sono contrari a questa direttiva perché essa li
considera alla stregua di contraffattori su larga scala - anche per
singole violazioni non intenzionali e non commesse a scopo di lucro.
I nuovi e potenti strumenti che la direttiva crea per combattere le
violazioni si applicano persino a coloro che hanno commesso in
buona fede un'azione ravvisata come illecita.
Introdotta per la prima volta nel Gennaio 2003 dalla Commissione
Europea, l'IPRED è stata sottoposta ad una riscrittura completa,
avvenuta a porte chiuse nel corso di incontri informali tra
parlamento, commissione e consiglio, presieduti dalla Sig.ra Fourtou,
parlamentare europea francese e relatrice della direttiva.
Quest'ultima ha, con l'approvazione del Consiglio, inserito la
direttiva in un processo di approvazione rapida, a causa del quale
l'adozione da parte del Consiglio Europeo è fissato dopo soli quattro
giorni dalla pubblicazione degli emendamenti che devono essere
discussi nel Parlemento Europeo in sede plenaria. Si è sacrificata
qualsiasi consultazione pubblica nel tentativo di far passare una
legge criticata, tramite una procedura pensata per proposte non
controverse da discutere in seconda lettura.
I consumatori e gli utenti di tutta europa sono invitati a partecipare
l'8 Marzo all'incontro di Strasburgo, per fornire il loro appoggio al
mantenimento delle tradizionali libertà civili contro un'applicazione
iper-zelante dei diritti di proprietà intellettuale. L'incontro si
terrà fuori dall'edificio che ospita il Parlamento Europeo dalle 16:30
alle 18:30, quando i Parlamentari Europei si riuniscono per i
dibattiti serali. Maggiori dettagli sull'incontro e sulla conferenza
stampa dell'8 Marzo verranno annunciati mano a mano che saranno
disponibili preso:
http://www.ipjustice.org/CODE
Otto principali motivi per rifiutare la direttiva IPRED:
1. Il campo d'azione della direttiva è troppo ampio: dovrebbe essere
limitato alle sole violazioni intenzionali e su scala commerciale.
Certe tipologie di diritto di proprietà intellettuale come i brevetti
dovrebbero essere escluse completamente dal campo d'azione della
direttiva.
2. La direttiva manca di bilanciamento e proporzionalità poichè i
consumatori medi rischiano lo stesso trattamento dei grandi
contraffattori commerciali anche se hanno commesso violazioni minori
senza impatto commerciale.
3. La proposta non fornisce una definizione di "diritto di proprietà
intellettuale", però la direttiva si applica a qualunque tipo di
proprietà intellettuale. Poichè gli stati membri dell'Unione Europea
definiscono il "diritto di proprietà intellettuale" in maniera
diversa, non è chiaro su cosa applicherà in pratica.
4. La direttiva permette agli avvocati di Hollywood di assumere agenti
di polizia privata per fare irruzione nelle case dei sospetti di
violazione. Queste misure, note come ordini "Anton Piller", erano
precedentemente disponibili solamente per casi estremamente rari nel
Regno Unito, in reazione a violazioni commerciali su larga scala.
Tuttavia la direttiva permette ai detentori dei diritti di esercitare
queste incursioni private contro i cittadini europei, anche se hanno
commesso violazioni minori che non includono motivazioni di lucro o
benefici di altro genere.
5. Con questa proposta diventano legge europea le ingiunzioni Mareva,
secondo le quali è permesso ai detentori dei diritti di congelare i
conti bancari e le altre proprietà dei sospetti di violazione prima
che questi siano stati sentiti da un giudice.
6. La direttiva crea un nuovo "Diritto di Informazione" che permette
ai detentori di diritti di ottenere informazioni personali sugli
utenti del software Peer-to-peer (P2P). Simili ampi poteri creati
nella controversa legge americana Digital Millennium Copyright Act
(DMCA) sono stati abusati dall'industria discografica per ottenere
informazioni personali su migliaia di consumatori negli Stati Uniti.
7. I server e le strumentazioni di un Internet Service Provider (ISP)
possono essere sequestrati e distrutti senza che questo sia stato
ascoltato da un giudice, per il solo sospetto di violazioni commesse
dai suoi clienti.
8. Direttive di questa portata devono passare attraverso un adeguato
dibattito ed ottenere la dovuta considerazione da parte dell'intera
Unione Europea e non essere approvate di corsa in prima lettura.
Questa proposta dovrebbe essere rinviata in seconda lettura in modo
che le sue parti controverse possano essere discusse pubblicamente.
Contatti per la stampa:
IP Justice/CODE Robin Gross
robin at ipjustice.org
telefono fisso: +1 415 553 6261
FFII James Heald
j.heald at ffii.org.uk
telefono fisso: +44 14 83 57 51 74
telefono cell.: +44 77 89 10 75 39
FIPR Ian Brown
ian at fipr.org
telefono cell.: +44 79 70 16 45 26
EDRi Andreas Dietl
brussels at edri.org
telefono fisso: +32 2 660 47 81
telefono cell.: +32 498 34 56 86
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FSF Europe - Chapter Italy Press Agency
IPRED: una direttiva passata sotto silenzio
Sta per essere discussa al parlamento europeo a Strasburgo la
«Intellectual Property Rights Enforcement Directive» (IPRED), che
irrigidisce ulteriormente la normativa europea su diritto d'autore,
brevetti e altri non meglio specificati diritti di «proprietà
intellettuale»[1]. La relatrice della direttiva è la parlamentare
francese Janelly Fortou, moglie del presidente di Vivendi Universal[2],
un gruppo di società nel settore dei media e delle telecomunicazioni.
La direttiva è stata presentata dalla commissione giuridica per il
mercato interno nel gennaio 2003[3] e successivamente rielaborata a porte
chiuse per poi essere inserita in un iter burocratico accelerato,
solitamente riservato a norme di natura meramente applicativa per le
quali si può evitare il normale iter di confronto con i cittadini, le
forze politiche e gli organi democratici.
La direttiva si propone armonizzare le legislazioni nazionali e di
combattere la «pirateria»[4] sulla base di cifre, analisi e previsioni
di mercato pubblicate da BSA[5] e altri distributori di contenuti, che
pronosticano la nascita di centinaia di migliaia di posti di lavoro in
Europa (punto 2.C, a pagina 10 del testo della direttiva); a tal fine
equipara l'illecito inintenzionale senza fini di lucro alla
contraffazione su larga scala e arriva ad autorizzare il «sequestro
conservativo di beni mobili e immobili del _presunto_ autore della
violazione, compreso il blocco dei suoi conti bancari e di altri averi»
(Articolo 11).
Al fine di informare la società civile e le stesse forze politiche sui
rischi di questa direttiva e per cercare di limitarne i danni, si è
mobilitata[6] una coalizione internazionale di gruppi per i diritti dei
consumatori e per le libertà civili, la Campagna per un Ambiente
Digitale Aperto (Campaign for an Open Digital Environment), che si è
data appuntamento il prossimo 8 marzo dalle 16.30 alle 18.30 a
Strasburgo, all'esterno dell'edificio che ospita il Parlamento
Europeo[7].
La campagna vede riuniti IP Justice[8], European Digital Rights
(EDRi)[9], Foundation for Information Policy Research (FIPR)[10],
Foundation for a Free Information Infrastructure (FFII)[11] ed
Electronic Frontier Foundation (EFF)[12].
La Free Software Foundation Europe si unisce al coro di protesta. «È
una direttiva estremamente pericolosa e delicata, che non è stata
discussa in modo democratico. Riteniamo che ogni norma a proposito
della produzione immateriale debba essere attentamente vagliata dai
nostri rappresentanti eletti e dalla società civile, evitando di
accettare acriticamente le posizioni di alcuni operatori del settore
ignorando i diritti dei cittadini e di autori e imprese indipendenti»
commenta Alessandro Rubini, autore di software e manualistica
libera.
* I pericoli della direttiva
Se la direttiva verrà approvata, il rischio è di introdurre un nuovo
strumento di repressione per le libertà degli utenti e, ancor prima, dei
cittadini[13]. Tra le sue insidie:
- l'ampiezza del suo campo d'azione, che comprende diritto d'autore,
marchi, brevetti, trasmissioni satellitari e via cavo, database,
software e altro, senza dare una definizione precisa di «proprieta`
intellettuale», espressione che nei veri stati membri ha interpretazioni
diverse, vanificando quindi l'effetto di armonizzazione.
- la messa in discussione di libertà civili come la riservatezza, il
fair use per l'utilizzo a scopi non commerciali di materiale sotto
copyright per attività educative o di ricerca, le procedure di
salvaguardia legale (che comprondono, per esempio, il diritto di essere
ascoltato durante un procedimento a carico) e la libertà di espressione.
- il rafforzato controllo sull'uso e la distribuzione di dispositivi
tecnologici attraverso l'imposizione di licenze unilaterali suscettibili
di modifiche o revoca in qualsiasi momento e per qualsiasi ragione.
- il divieto di disattivazione, neutralizzazione, rimozione o la
manipolazione di dispositivi RFID (Radio Frequency ID) che trasmettono
informazioni su radiofrequenze come la posizione fisica e gli
spostamenti geografici di un individuo.
- l'utilizzo di forze di polizia private, al soldo delle compagnie
cinematografiche e musicali, per perquisizioni in abitazioni private
appartenenti a sospetti di violazione. Interventi del genere erano
possibili solo nel Regno Unito dove le misure "Anton Piller" poteva
scattare in caso di estese violazioni commerciali. Con questa direttiva
ciò sarebbe esteso a tutti i cittadini europei.
- il ricorso alle ingiunzioni Mareva attraverso cui sarà possibile
congelare i conti bancari e le proprietà dei sospetti di violazione
prima che questi compaiano di fronte alle autorità che indagano sul
presunto reato.
- il sequestro e la distruzione di macchine e strumenti dei fornitori
di servizi Internet (ISP) in base al solo sospetto
di violazioni perpetrate dai propri utenti.
Per maggiori dettagli e aggiornamenti sulla manifestazione dell'8 marzo
a Strasburgo:
http://www.ipjustice.org/CODE/
RIFERIMENTI
[1]
http://www.gnu.org/philosophy/words-to-avoid.html#IntellectualProperty
[2] http://www.vivendiuniversal.com/
[3] http://europa.eu.int/eur-lex/it/com/pdf/2003/com2003_0046it01.pdf
[4] http://www.gnu.org/philosophy/words-to-avoid.html#Piracy
[5] http://global.bsa.org/eupolicy/copyright/index.phtml
[6] http://www.ipjustice.org/CODE/release20040302_en.shtml
[7] http://www.ipjustice.org/CODE/rally.shtml
[8] http://www.ipjustice.org/
[9] http://www.edri.org/
[10] http://www.fipr.org/
[11] http://www.ffii.org/
[12] http://www.eff.org/
[13] http://www.ipjustice.org/CODE/whitepaper.shtml
---
Per maggiori informazioni: http://fsfeurope.org/
Contatti italiani:
Alessandro Rubini <rubini at fsfeurope.org>
Tel: +39 0382 52 95 54
Cel: +39 349 26 89 041
Stefano Maffulli <maffulli at fsfeurope.org>
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