Privacy International ha pubblicato lo scorso 28 dicembre l’edizione 2007 della ricerca annuale sullo stato della tutela del diritto alla privacy in vari Paesi.

Il rapporto prende in esame per ciascun Paese una serie di aspetti quali la presenza di tutele legislative e costituzionali; le regole, le procedure e le garanzie in materia di sorveglianza, intercettazioni, conservazione dei dati relativi alle comunicazioni personali e trattamento dei dati personali e sensibili; l’invasività dei sistemi di videosorveglianza; i poteri delle autorità garanti e l’efficacia delle misure di prevenzione e repressione degli abusi. Per ciascuno di questi aspetti viene assegnato un punteggio da 1 (nessuno/scarso livello di garanzie) a 5 (eccellente livello di garanzie). I vari Paesi sono quindi classificati in base alla media aritmetica dei vari punteggi.

La situazione italiana ed europea

Come era facile prevedere, l’Italia risulta classificata tra i peggiori Paesi al mondo per quanto riguarda l’abuso delle intercettazioni e l’ampiezza e la durata della raccolta e della conservazione dei dati relativi alle comunicazioni personali (data retention). In proposito, il rapporto cita il caso della violazione dei sistemi dell’associazione Autistici/Inventati da parte della Polizia Postale nel giugno 2004, oltre ai ben noti abusi da parte del settore sicurezza di Telecom Italia ed alla famigerata “legge Pisanu” (che, tra parentesi, è stata prorogata quasi di nascosto). Considerando il punteggio complessivo (2,8/5) l’Italia si colloca nella fascia intermedia dei Paesi con deboli misure di protezione della privacy, insieme a Romania, Ungheria, Slovenia, Portogallo, Lussemburgo, Germania, Estonia e Belgio. Il miglior Paese tra quelli analizzati dalla ricerca risulta essere la Grecia (punteggio medio 3,1/5). La maglia nera in Europa risulta invece il Regno Unito (1,4/5).

Tabella dei punteggi completa in formato PDF.

È interessante confrontare i dati dell’anno appena trascorso con quelli del rapporto 2006:

Paesi dell’Unione Europea

Paese Media 2007 Media 2006 Diff. Fascia
Media U.E. 2,4 2,7 -0,3  
Grecia 3,1 3,1 0  
Romania 2,9  
Ungheria 2,9 3 -0,1  
Slovenia 2,8 2,5 +0,3  
Portogallo 2,8 2,9 -0,1  
Lussemburgo 2,8 2,6 +0,2  
Germania 2,8 3,9 -1,1  
Italia 2,8 2,6 +0,2  
Estonia 2,8 2,6 +0,2  
Belgio 2,7 3,2 -0,5  
Rep. Ceca 2,5 2,5 0  
Finlandia 2,5 2,7 -0,2  
Irlanda 2,5 2,5 0  
Malta 2,4 2,6 -0,2  
Polonia 2,3 2,9 -0,6  
Spagna 2,3 2,4 -0,1  
Austria 2,3 3,2 -0,9  
Cipro 2,3 2,9 -0,6  
Unione Europea 2,2  
Lettonia 2,2 2,6 -0,4  
Paesi Bassi 2,1 2,3 -0,2  
Slovacchia 2,1 2,5 -0,4  
Svezia 2,1 2,2 -0,1  
Danimarca 2,0 2,5 -0,5  
Bulgaria 2,0  
Lituania 2,0 2,5 -0,5  
Francia 1,9 2,9 -1  
Regno Unito 1,4 1,5 -0,1  

Paesi extra-UE

Paese Media 2007 Media 2006 Diff.
Canada 2,9 3,6 -0,7
Argentina 2,8 3 -0,2
Islanda 2,7
Svizzera 2,4
Nuova Zelanda 2,3 2,5 -0,2
Sudafrica 2,3
Giappone 2,2
Australia 2,2 2,4 -0,2
Israele 2,2 2,2 0
Brasile 2,1
Norvegia 2,1
India 1,9
Filippine 1,8 1,9 -0,1
Stati Uniti 1,5 2 -0,5
Thailandia 1,5 1,9 -0,4
Taiwan 1,5
Singapore 1,4 1,4 0
Russia 1,3 1,4 -0,1
Cina 1,3 1,3 0
Malaysia 1,3 1,3 0

Come si può notare, il trend non è certo dei più incoraggianti. In particolare, salta all’occhio la situazione della Germania che da unica isola relativamente felice (3,9/5 il punteggio medio nel 2006) è passata nella fascia dei Paesi con limitate garanzie di tutela della privacy; soprattutto a causa dell’introduzione di sistemi biometrici nei documenti d’identità (è stato il primo Paese europeo ad introdurre il passaporto biometrico), dell’aumentata invasività dei sistemi di videosorveglianza e intercettazione ed al recepimento in modo particolarmente estensivo delle direttive sulla data retention (contro il quale si sono levate numerose proteste).

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